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26/04/2016
COME SI RAPINA UNA BANCA
La compagnia
ULTIMA QUINTA
presenta
COME SI RAPINA UNA BANCA
3 atti di SAMY FAYAD (1976)
7 maggio ore 21:00, al Teatro Osservanza di Imola
con
(in ordine di apparizione)
Agostino Capece Raffaele Costagliola
Regina Capece Luisa Salomoni
Gaspare Giuseppe Aprile
Tonino Capece Luca Vancini
La Vedova Altavilla Annamaria Quattromani
Giuliana Monica Manzieri
Mastellone Massimo Dalpozzo
Direttore Paolo Liberti
Regia di Aurelio Bernardo
Sfidare la sorte senza essere dotati della giusta determinazione è impresa da far tremare i polsi: i poveracci,
pensa Agostino, non possono riuscire a cambiare la loro condizione; la sorte metterà sempre i bastoni tra le
ruote per fare in modo da far fallire il tentativo. Ma paradossalmente, nonostante il metro corto, il gatto
nero e il bimbo che decide di nascere, Agostino riuscirà a sistemare la sua famiglia. Lui ne resterà fuori, lui
vuole riuscire da sé, deve realizzarsi da solo, non può partecipare alla sorte benevola che è capitata per
La famiglia Capece sopravvive nella più squallida miseria in una baracca nelle vicinanze di un cimitero.
Agostino Capece è un inventore, convinto di risollevare le sorti della sua famiglia grazie al proprio genio.
Regina, la moglie, è una donna concreta, alle prese con la guerra quotidiana della vita. Poi ci sono il nonno
Gaspare e i figli Tonino, disoccupato, e Giuliana, incinta e senza marito. Congegnato il piano per rapinare
una banca, per mettere fine alla loro miseria, si armano (di tanta pazienza) e partono. La rapina, grazie al
caos creato dal boom edilizio, sembra essere la cosa più facile di questo mondo, e sembra portare al
raggiungimento della tanto agognata felicità. Ma il caso, servendosi di un gatto nero e di un parto
prematuro ricorderà alla famiglia Capece che il metro di cui sono stati dotati è, e deve restare, di soli
Caso, imbroglio e intreccio sono alla base delle vicende e lo sono in maniera crudele nella vita di questa
famiglia. Tutti i personaggi della commedia non hanno fatto centro nella vita perché, come dice Agostino,
non possiedono un metro fatto di cento centimetri, ma ne hanno uno di novanta. Sono proprio quei dieci
centimetri in meno a sbilanciare la loro condotta e a trattenerli ai margini di una società che li rigetta per la
loro insistenza a voler “essere”. La consapevolezza di quanto il benessere (considerato diffuso nell'Italia
degli anni '70) non sia poi tanto ben distribuito, fa maturare la folle idea di rapinare una banca. Si
abbattono su di loro e sul loro piano l’arrivo di una vedova e di un professore di matematica. Ma,
attraverso un finale a sorpresa carico di suspense, la famiglia Capece....